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Come aprire una partita iva: tutte le procedure per la vostra attività economica

Da Giorgia Frezza
Il 25/03/21

Avete deciso di cominciare una nuova attività commerciale o siete passati allo status di lavoratore autonomo? é il momento di aprire la partita Iva. Ma come aprire una partita Iva? Conoscete già tutte le procedure da seguire?

Come aprire una partita Iva: il processo è relativamente semplice, ma si aggiungono costi aggiuntivi? Ci sono agevolazioni vantaggiose? E soprattutto la domanda che la maggior parte delle persone si pone: conviene davvero?

Al giorno d’oggi, la situazione economica non è delle più favorevoli. Quindi è molto importante valutare i costi e i benefici prima di effettuare questa scelta decisiva, in particolare per i costi di mantenimento che ne derivano.

Ma un passo alla volta. Analizziamo prima di tutto la procedure da seguire in materia amministrativa, burocratica e tributaria per aprire partita IVA. Così, sarete in grado voi stessi di valutare il gioco vale la candela.

Come aprire partita IVA: procedura da seguire

Aprire partita Iva è un processo semplice e immediato che non presenta grandi complicazioni.

La partita Iva è un codice di 11 numeri:

  • i primi 7 rappresentano il contribuente
  • i successivi 3 specificano il Codice dell’Ufficio delle entrate
  • l’ultimo numero svolge una funzione di controllo

La prima tappa da svolgere per aprire una partita iva consiste nel comunicare all’Agenzia delle Entrate l’apertura della propria attività commerciale, entro 30 giorni dal primo giorno operazionale di attività. Bisogna, quindi, compilare un’apposita dichiarazione da inviare all’Agenzia delle Entrate:

  • il modello aa9/12 per le imprese individuali e i lavoratori autonomi
  • il modello aa7/10 per i soggetti diversi dalle persone fisiche, ovvero le società di persone

Entrambi i modelli sono disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate e la versione pdf può essere scaricata gratuitamente.

Il secondo passo da effettuare consiste nella trasmissione del modello, adeguatamente compilato, all’ufficio tributario di riferimento, attraverso tre canali differenti:

  • consegnando i documenti direttamente all’agenzia delle entrate, muniti di documento di riconoscimento;
  • inviando una raccomandata con ricevuta di ritorno, che comprende anche una fotocopia del documento di riconoscimento;
  • in formato telematico, servendosi del software messo a disposizione dall’agenzia delle entrate e scaricabile dal sito.

Durante la compilazione di questi documenti, dovrete scegliere il codice ATECO che si riferisce all’attività commerciale che avete aperto.

In aggiunta, dovrete specificare il regime contabile per la vostra attività. Il sistema tributario ne prevede tre, tra cui potete scegliere e li analizzeremo in dettaglio nel prossimo paragrafo.

La terza tappa consiste nella ricezione del vostro numero di partita iva, dopo aver inviato i documenti richiesti all’ufficio tributario. Il numero di partita iva rimarrà lo stesso fino alla cessazione della vostra attività.

La quarta e ultima tappa consiste nell’acquisizione della propria posizione previdenziale, recandosi all’INPS.

Inoltre, per chi possiede una ditta individuale, l’iscrizione alla camera di commercio è richiesta. In aggiunta, bisognerà recarsi al comune di riferimento per comunicare l’avvio della propria attività.

Vediamo adesso la differenza tra i regimi possibili una volta aperta partita iva.

Il regime ordinario

Tutte le persone che hanno deciso di intraprendere la strada della libera professione, aprendo una ditta o essendo lavoratori autonomi, possono aprire partita iva scegliendo il regime ordinario. Dovrete, quindi, sottostare alle regole in materia contabile, amministrativa e burocratica che questo regime impone.

Per esempio, se siete i titolari di una ditta individuale, dovrete

  • registrare la vostra imprese al Registro delle Imprese
  • eseguire liquidazione e pagamenti IVA
  • curare la compilazione dei registri contabili
  • redigere gli indici sintetici di affidabilità (gli ISA, che a partire dal 2018 hanno preso il posto degli studi di settore).

Inoltre, vi viene richiesto l’impiego della fattura elettronica. Dovrete essere in grado, quindi, di inviare e ricevere tutte le fatture emessa dalla vostra attività e allo stesso tempo tenere sotto controllo gli insoluti, i flussi di cassa e i movimenti contabili effettuate durante l’anno di attività.

Il regime ordinario implica ancora l’implementazione di alcune procedure di ordine amministrativo e tributario:

  • dovrete iscriversi alla gestione separata INPS;
  • dovrete effettuare l’iscrizione all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria da garantire ai vostri dipendenti. Per i titolari di una ditta individuale senza dipendenti, l'iscrizione diventa un obbligo solo se si tratta di artigiani
  • dovrete effettuare il versamento annuale per le imposte sul reddito, IRES, IRAP e IRPEF. Le prime due hanno aliquote uniche, anche se l’IRAP cambia da regione a regione. Per l’IRPEF, bisogna consultare il collegato fiscale alla legge di Bilancio, in quanto è quest’ultimo a stabilire le aliquote anno dopo anno.

Il regime forfettario

Chi opta per il regime forfettario, potrà usufruire di diversi vantaggi rispetto al regime ordinario:

  • nessuna iscrizione ai registri contabili
  • nessuna iscrizione all’Inail
  • nessuna registrazione all’ISA
  • nessuna iscrizione al registro delle imprese
  • un regime fiscale con aliquota unica. Dalla base imponibile, ricavata dal vostro reddito annuo e calcolata rispettando il modello forfettario, dovrete effettuare un pagamento del 15% di imposte. In base al codice Ateco che corrisponde alla vostra attività, potrete avvalervi di una deduzione forfettaria variabile.

Il regime forfettario non è aperto a tutti i professionisti con partita IVA. Bisogna rispettare dei criteri precisi per rientrare in questo regime agevolato. Il collegato fiscale 2020 stabilisce che:

  • la vostra attività dovrà produrre un reddito annuo inferiore a 5 mila euro
  • se svolgete due lavori, uno da libero professionista e l’altro da lavoratore dipendente, il reddito del secondo non dovrà superare i 30 mila euro annui
  • i vostri collaboratori non potranno essere remunerati al di sopra dei 20 mila euro
  • non potrete essere soci in una società per azioni

Inoltre, se scegliete il regime forfettario, non siete obbligati alla fatturazione elettronica. Tuttavia, nel 2020 il governo italiano ha messo a disposizione diversi incentivi di natura burocratica e contabile per incoraggiare l’utilizzo della fatturazione elettronica anche per le partite IVA in regime forfettario. Infatti, questo metodo si rivela più immediato e permette una gestione snella e efficace della contabilità della propria attività.

Il regime contributivo

A prescindere dal tipo di regime scelta per l’apertura della partita IVA, lo stato italiano richiede anche di iscriversi obbligatoriamente a una cassa previdenziale. Di solito per la categoria di lavoratori che ha aperto partita IVA è consigliato l’iscrizione alla gestione separata INPS, che garantisce aliquote differenti in base all’attività praticata o alla scelta tra il regime ordinario o forfettario.

Per i liberi professionisti che fanno parte di ordine professionali specifici, come medici, giornalisti, avvocati, psicologi, architetti, è prevista l’iscrizione alla cassa previdenziale dell’ordine, con il conseguente versamento annuo dei contributi.

Gli aventi diritto ad aprire partita iva

I soggetti che hanno diritto ad aprire partita iva sono:

  • i liberi professionisti
  • i titolari di società
  • le società di persone

In generale, sono tutti i contribuenti che svolgono un’attività economica con la finalità di vendere, produrre e scambiare beni o servizi.

Quali sono i costi per l’apertura della partita iva?

Aprire una partita iva è una procedura gratuita, nel caso in cui il soggetto interessato si occupi dei documenti in modo autonomo. Ovviamente bisogna tenere in conto gli eventuali bolli e diritti di segreteria. Se si decide di avvalersi dell’aiuto di un professionista per l’implementazione delle procedure , il versamento di una parcella potrebbe essere un costo aggiuntivo.

Costi supplementari

Come abbiamo visto, aprire una partita iva è gratuito, ma bisogna calcolare le spese di mantenimento, che possono incidere fortemente sulla vostra attività commerciale.

Regime di contabilità ordinaria

Per chi è soggetto al regime di contabilità ordinaria, aprire una partita iva deve prevedere degli introiti annuali elevati per riuscire a sostenere le spese di gestione.

Bisogna tenere in conto l’iscrizione della ditta alla Camera di Commercio con il versamento di una quota che si eleva a 80-100 euro l’anno. In aggiunta, dovrete calcolare il costo di un commercialista (attorno ai 1000 euro annui) per la redazione dei documenti contabili annuali richiesti e i contributi da versare all’INPS.

Inoltre, entrano in gioco anche le imposte Irpef, Ires e Irap, che vengono contabilizzate sulla base del reddito e del valore aggiunto prodotto dalla vostra impresa.

Regime forfettario

I soggetti che possono aderire a questo regime agevolato sono le partite Iva con entrate annue inferiori a 65.000 euro.

In questo caso, siete esentati dal pagamento dell’IVA e potete usufruire di un tasso agevolato per il pagamento dell’Irpef, ovvero il 5% per i primi cinque anni di attività che in seguito passa al 15%

Tuttavia, non sarà possibile beneficiare delle deduzione o detrazione delle spese e dei costi di produzione contabilizzati durante l’anno, a parte i contributi previdenziali obbligatori.

Aprire o non aprire una partita iva

Se rientrate nella categoria dei lavoratori autonomi, aprire partita ha indubbiamente i suoi benefici. Tuttavia, bisogna tenere in conto i costi di mantenimento.

Per questo motivo, è consigliabili fare un calcolo tra le entrate annuali e le spese derivanti dall’apertura della partita iva. Se l’attività commerciale scelta rientra in un settore redditizio, allora la partita iva è fortemente consigliata.

Se siete dei liberi professionisti, ma il vostro gettito annuo è superiore 5.000 euro, sarebbe meglio aprire partita iva per regolarizzare la propria situazione in quanto contribuenti presso l’ufficio delle entrate. Se le vostre entrate annuali restano inferiori a 5.000 euro, bisogna eseguire un rapporto d'analisi, in quanto le spese di gestione e di manutenzione potrebbero dimezzare i ricavi.

Allora pronti ad aprire partita iva per la vostra attività professionale? Pensate di adottare il regime ordinario o il regime contabile semplificato?

E se avete ancora domande, scriveteci nei commenti.

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