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Guida alla redazione dello stato patrimoniale riclassificato

Da Virginia Fabris
Il 16/02/21

La burocrazia aziendale è una matassa di documenti contenenti informazioni relativamente ostiche. Infatti, è molto facile che, se ti è mai capitato di doverti confrontare con un documento di bilancio, tu sia rimasto più confuso che soddisfatto.

Tanto più se quello che hai cercato di decifrare era lo stato patrimoniale. Questo documento, infatti, è, con tutta probabilità, il più complesso dei dossier facenti parte del bilancio d’esercizio.

Non temere, dunque, è normale sentirsi perduti. Ma, nonostante la palese difficoltà, non è comunque il caso di darsi pervinti. Infatti, approcciarsi e capire i documenti di bilancio è possibile!

Tramite i processi di riclassificazione, infatti, è possibile ottenere delle versioni semplificate dei documenti originali, in modo tale da poter accedere alle informazioni necessarie senza troppi grattacapi. Come? Vediamolo insieme.

Cos’è lo stato patrimoniale?

Innanzitutto, per comprendere il significato di stato patrimoniale riclassificato, dobbiamo assicurarci che sia chiaro il concetto di stato patrimoniale.

Lo stato patrimoniale è un documento contabile che, insieme al conto economico , alla nota integrativa e al rendiconto finanziario,  forma il bilancio d’esercizio.

A livello di contenuto, lo stato patrimoniale riporta l’insieme di beni e di capitale che un’impresa dispone. Esso può essere considerato come il resoconto del valore di un’azienda in termini economici. Infatti, lo stato patrimoniale corrisponde alla componente del bilancio che consente di definire la struttura patrimoniale e la situazione finanziaria di del dato business.

Esso consente anche di evidenziare la relazione che sussiste fra gli investimenti effettuati dall’impresa e le sue fonti di finanziamento. Il che risulta particolarmente importante, in quanto permette di analizzare la liquidità e la solidità patrimoniale di un’azienda.

Nello stato patrimoniale le informazioni sono sviluppate tramite la dichiarazione di:

  • L’attivo, ovvero ciò che l’azienda investe (riportato nella colonna a sinistra sul documento);
  • Il passivo, ovvero le fonti tramite cui l’azienda copre le proprie attività (nella colonna a destra sul documento).

Lo stato patrimoniale riclassificato

Cos’è?

Lo stato patrimoniale riclassificato è un documento frutto della riclassificazione dello stato patrimoniale, ovvero del procedimento di riorganizzazione delle informazioni contenute in questo documento di bilancio.

In particolare, esso ha l’obiettivo di rielaborare i valori contenuti nello stato patrimoniale. L’obiettivo è quello di evidenziare la natura degli investimenti espressi nelle attività e la composizione delle fonti di finanziamento riportate nelle passività.

In definitiva, se lo stato patrimoniale è sviluppato più che altro per sopperire ad esigenze civili, la sua riclassificazione serve a colmare esigenze più strettamente aziendali. Infatti, lo stato patrimoniale riclassificato non è un documento che va redatto obbligatoriamente e depositato, ma è una struttura analitica realizzata da e per l’azienda.

A cosa serve?

Il processo di riclassificazione dello stato patrimoniale si prefigge lo scopo di fornire informazioni più approcciabili, chiare e agevoli rispetto al contenuto originale. Questo avviene attraverso un processo di rielaborazione dei valori dello stato patrimoniale, che vengono riorganizzati e riformulati per essere resi più comprensibili.

Lo stato patrimoniale riclassificato è utile all’azienda, in quanto fornisce uno strumento di analisi dell’andamento e della progressione aziendali. In questo modo, la direzione può avere sotto controllo le dinamiche del proprio business ed, eventualmente, implementare misure strategiche per apporre i giusti cambiamenti.

Uno step nella riclassificazione del bilancio d’esercizio

La riclassificazione dello stato patrimoniale è un procedimento che ha solitamente luogo all’interno della procedura di riclassificazione del bilancio d’esercizio. Infatti, lo stato patrimoniale è di per sé una componente del bilancio e non un documento che viene redatto a sé stante.

☝ Il bilancio è la registrazione formale delle performance economiche di un’azienda, a partire dai dati relativi al fatturato, fino ad arrivare alla sua affidabilità creditizia. La riclassificazione è, invece, un’operazione di analisi di bilancio, che ha lo scopo di trasformare i dati contenuti in informazioni più semplici da capire.

Riclassificazione dello stato patrimoniale: come si fa?

Nella pratica, la riclassificazione dello stato patrimoniale avviene attraverso l’applicazione di due criteri principali. Questi si differenziano in base alle dinamiche aziendali ed, anche, alle informazioni che vengono ricercate. Questi criteri sono:

  1. Il criterio finanziario;
  2. Il criterio funzionale.

Stato patrimoniale riclassificato con criterio finanziario

Nel procedimento della riclassificazione dello stato patrimoniale secondo criterio finanziario, le attività e le passività vengono suddivise in base al:

  • Grado di liquidità, ovvero la tendenza dei valori a diventare denaro liquido nel breve periodo;
  • Grado di esigibilità, ovvero le tempistiche previste per l’esborso monetario, cioè, in poche parole, la scadenza entro la quale occorre rimborsare i mezzi liquidi ricevuti.

I valori vengono, poi, raggruppati in:

  • Attività/passività correnti, ovvero di carattere attuale a livello temporale. Le attività vengono a loro volta ripartite in altre categorie. Queste sono: attività immediate, cioè liquidità disponibili presso l’azienda o banche e differite, cioè fornite dai crediti incassati nell’arco dei successivi 12 mesi. Poi, vengono definite le scorte, corrispondenti alle rimanenze di magazzino.
  • Attività/passività consolidate, ovvero a lungo termine (ad esempio le immobilizzazioni, a loro volta ulteriormente suddivise in: materiali, immateriali e finanziarie).

Il criterio finanziario viene prediletto quando si stanno ricercando informazioni riguardo alla solvibilità dell’azienda. Quest’ultima fa riferimento alla capacità dell’impresa di far fronte alle proprie obbligazioni nel breve e/o nel lungo periodo.

Seguendo questo ragionamento, si deduce che, in questo tipo di analisi, il criterio finanziario pone al centro dell’indagine la variabile del tempo. Infatti, lo scopo principale di questo tipo di riclassificazione è capire:

Quanto tempo impiegheranno le attività a diventare liquide. Questo avverrà prima o dopo l’esercizio (solitamente corrispondente all’arco temporale di un anno)?

Quanto tempo impiegheranno le passività ad estinguersi? Questo avverrà prima o dopo l’esercizio?

Stato patrimoniale riclassificato con criterio funzionale

Lo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio funzionale, invece, prevede la ripartizione delle attività e delle passività sulla base dell’area gestionale di riferimento. Ciò significa che il focus è posto sulla destinazione o la funzione delle attività e delle passività.

La riorganizzazione dei valori dello stato patrimoniale avviene, questa volta, indipendentemente dalle scadenze, ma sulla base della loro relazione con il ciclo acquisto-produzione-vendita. In particolare, l’analisi avviene mediante la suddivisione delle attività e delle passività in:

  • Correnti, in riferimento agli impieghi che hanno luogo su base regolare, ripetuti con il susseguirsi dei cicli produttivi.
  • Non correnti, in relazione agli impieghi che non sono ricorrenti e non hanno frequenza regolare.

Il criterio funzionale è utile qualora si stiano ricercando informazioni sulla solidità dell’azienda, ovvero sulla composizione del patrimonio aziendale. Nello specifico, questo tipo di analisi fornisce informazioni sul grado di determinazione dello stesso patrimonio aziendale (da parte della produzione propria o da aspetti esterni all’azienda).

Modello da scaricare

Ora tocca a te!

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